Il clandestino, nel mondo d’oggi, è colui che vive uno stato di perenne sospensione. Nei suoi versi, Di Cristofaro dà una possibilità a questa figura della contemporaneità, cui si associano mille travagli: quella di attraversare continuamente la frontiera tra la nostra dimensione, pregna del dolore della vita, e un altro universo, al di là dello spazio e del tempo. Una sensazione che dà vertigini, che sbaraglia certezze. In questo movimento continuo si diventa un senza patria, “un clandestino del vuoto”. Ma smarrirsi vuol dire anche ritrovare sé stessi per un’altra via, ricongiungersi a chi si è perduto senza più separarsene. È il percorso di chi riesce a guardarsi nel profondo proprio perché si osserva da un altrove. Un cammino che l’autore ha scelto di condividere perché, nello scandaglio di un’anima, l’intimo trascolora incessantemente nell’universale.
pag.84 – Isbn 978-88-68923-38-9
In copertina: “Empty” Freerangestock ©
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