Siamo persone curiose, qui in redazione. E avere in uscita nell’arco di poche settimane due romanzi scritti a quattro mani, ci ha sollecitati a scoprirne di più.
Ombretta, Alberto… diteci qualcosa di voi.
O: È difficoltoso parlare di se stessi senza eccedere nella banalità o, peggio, nell’autocompiacimento. Di fatto, essendo una casalinga non frustrata e avendo quindi tempo a disposizione (pur facendo parte del Consiglio Pro Loco, dell’Opposizione in Comune e della Commissione Biblioteca – le ultime due insieme ad Alberto -, attività che vanno seguite e coltivate), mi diverto a inventare storie, immaginare trame, scrivere fiabe metropolitane per bimbi di ogni età.
A: La vita, con le lusinghe e i suoi molteplici inganni, invita noi “diversamente giovani” a costanti e critici ricordi; però, proprio nell’esercizio di rimanere giovani – e liberi – di testa e di cuore, non ci si deve far fregare dal tempo che trascorre inesorabile. Porvi rimedio con la scrittura è un metodo sicuro e infallibile per restare curiosi.
Da dove nasce l’idea di scrivere un romanzo insieme?
O: Data l’inclinazione di entrambi e la comunanza nel percepire le medesime sollecitazioni, praticare le stesse idee, frequentare insieme persone e incombenze, ci è venuto naturale cimentarci in questa avventura.
A: Nasce da un’urgenza: mettere su carta la storia che stavamo inventando per gioco e solo recitandola fra noi ci pareva troppo effimero.
La vostra strada per la scrittura è fatta di…
O: Applicazione, metodo, ma pure traslazione della realtà, con i rischi inerenti.
A: Fatica. Eccitazione. Dedizione. E l’insostituibile piacere nella correzione…
Una curiosità: qual è la vostra tecnica per scrivere a quattro mani?
O: È come comporre una canzone: uno pensa al testo, l’altro alla musica e poi, insieme, si fa l’arrangiamento.
A: Ognuno con il proprio PC per estrarre il blocco di marmo intero, quindi si lavora congiuntamente di scalpello e alla fine si procede alla levigatura.
Onestamente: essere una coppia nella vita secondo voi agevola per il continuo confronto, o crea difficoltà per l’assenza di un possibile distacco che consenta uno sguardo esterno rispetto all’altra penna?
O: La piena sintonia con il partner agevola e stimola – oltre a rendere la vita più attraente – la creatività di ciascuno e il confronto, deprivato alla fonte di qualsiasi gelosia, riconsegna stabilità e sicurezza. Basta il rispetto per non soffocarsi reciprocamente.
A: Sono pienamente d’accordo con Ombretta. Mi è capitato, anni fa, uno “sguardo esterno” infausto e possessivo: terminare il lavoro in tutta fretta per togliermi dall’impiccio non ha certo aiutato la qualità della scrittura.
Pensate di ripetere l’esperienza?
O: Certo. Troveremo in giro qualche monolito randagio da sbozzare insieme. Per ora mi diverto ad inventare brandelli di poesie.
A: Non la racconti tutta perché sei scaramantica. C’è, in fase di correzione, un onirico thriller ambientato qui a Crema. Per cui il sodalizio del dinamico duo va avanti…
In poche parole: perché dovremmo leggere il vostro romanzo?
O: Perché è una buona storia, interessante, che abbiamo cercato di levigare usando parole scorrevoli e acconce e punteggiatura ritmica. Questo per evitare che, una volta uscita dal mortaio, la vicenda con i suoi personaggi ci scorresse fra le dita anziché risultare omogenea ed elastica, consistente al tatto e saporita fin dal primo assaggio.
A: “Pistilli versatio” è un romanzo soprattutto al femminile per quanto concerne i personaggi, le loro vicissitudini e i luoghi stessi che costoro abitano e frequentano, perfino le condizioni climatiche in cui agiscono. Abbiamo anche inteso dare un taglio cinematografico, fatto di tasselli, alla costruzione del giro di pestello, alle sue coincidenze e casualità, partendo da esperienze inconciliabili all’apparenza per arrivare, dopo alcuni colpi di scena, all’epilogo inaspettato. Là dove voleva il regista. Lo sceneggiatore. Entrambi.
Grazie a entrambi e, soprattutto, per averci tolto qualche curiosità.
In attesa del prossimo romanzo, ovvio.
La Redazione