“Come il giorno e la notte” è il romanzo vincitore della prima edizione del Premio internazionale Montag per la sezione narrativa. Una storia cruda, intensa, di ribellioni e sogni, un mix che ci ha colpiti fin da subito. Un romanzo di formazione, di amicizia profonda e allo stesso tempo viaggio e scoperta.
Francesca, dicci qualcosa di te.
Il mio tratto distintivo è che sono sempre alla ricerca di me stessa, nelle varie dimensioni. In tutte le cose che faccio c’è questa ricerca: dallo studio delle lingue alla passione per il cinema, fino ai percorsi nel mondo olistico; percorsi che mi portano in modo inevitabile in contatto con tante persone e storie. Ed è in questo tipo di ricerca che avviene anche l’incontro con i personaggi, anch’essi probabilmente in cerca di sé stessi. E come aiutarli, se non facendoli parlare?
In dieci parole: perché un lettore qualsiasi dovrebbe leggere il tuo romanzo?
Perché penso che (soprattutto ora) ci sia un grande bisogno di capire quanto siamo connessi. E quanto ognuno di noi possa essere importante per qualcun altro.
La tua strada per la scrittura è fatta di…
Magia. E per magia intendo quella condizione quasi ipnotica di trance che caratterizza un atto creativo. Lo scrittore è come il “magos”, sapiente incantantore, ammaliatore.
Quanto c’è di Francesca in questa storia?
Molto. Anche se due ragazzi di 16 e 17 anni possono sembrare così lontani da me, in loro vivono gli adolescenti che ho incontrato – nei centri sociali, nella periferia, nella scuola – e l’adolescente che sono stata. Ci sono esperienze vissute o soltanto sfiorate, le amicizie perdute e gli amori desiderati. Ci sono gli omaggi ai miei punti di riferimento, agli scrittori che amo.
Penso sia sempre così: che ci sia un pezzo di chi scrive in un romanzo, se quando si crea si entra in ciò che si sta raccontando; ed è così che poi anche chi legge si riconosce in qualcuno o qualcosa nella storia. Credo che accada nell’arte di qualsiasi tipo (comporre canzoni, dipingere quadri), altrimenti diventerebbe mero svolgimento di un compito.
Come nasce la Francesca scrittrice?
Quando ancora bambina frequentava le scuole elementari, guardava i cartoni animati e restava rapita dalla bellezza delle storie. Voleva scriverne anche lei di così emozionanti. E lo fece, in un grande quadernone che fu solo il primo di tanti. Per anni quasi nessuno avrebbe avuto accesso a quelle storie, fino a quando mandò un racconto a un concorso letterario, e vinse. Ci vuole tempo per mettere a tacere il proprio censore interiore – il più severo di tutti.
Com’è svegliarsi il giorno dopo aver vinto un premio?
In realtà è difficile addormentarsi, perché l’emozione è grande.
Comunque, quando si lavora tanto su una storia – dopo varie riscritture, unendo tecnica e cuore – è già una grande soddisfazione ritenere il tuo lavoro “pronto” per gli altri, come un figlio che hai tenuto troppo protetto e che poi devi lasciare andare. Il riconoscimento a quel punto è importante, e un premio ti conferma che la tua storia è arrivata anche fuori dal tuo mondo, che ha raggiunto altre anime.
Una pubblicazione credo sia la ricompensa più grande per un romanzo, così come la realizzazione di un film per una sceneggiatura.
Bene Francesca, ora non ci resta che far viaggiare altre anime nella tua storia, come dev’essere.